Quando la pioggia mormora nuove preghiere
attraverso le chiare navate delle mie mani
quando le foglie grattano il grigio delle nuvole
incidendo fessure azzurre come ferite
allora non desidero che la voce del tuo corpo
dolce come risacca di un mare dormiente
non desidero che il tepore del tuo ventre
colmo dei doni di questo mio lungo viaggio.

Il percorso che inseguo è quello
del seme, il raspare di nuove radici
come rami ai battenti del cuore.
Il percorso che scende nelle vene e sale
nei tronchi del respiro, prossimo
alla fioritura di una nascita antica.
La via dove abbandonare la ragione
e rinunciare per sempre a se stessi.

È la pioggia che scava una culla in me
per le stagioni ancora da scoprire,
da attendere sulla soglia del mio corpo
come ai bordi di una grotta sommersa.
Ma le stagioni s‘incurvano sin dentro
un altro desiderio, senza l’inganno
della quiete, del riposo nella ragione.
E già si fa inverno, dovunque, copioso.

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Photo by Daniele D’Andreti on Unsplash